Alla fine degli anni 20 la ferrovia che costeggiava tutto il litorale fu spostata e il vecchio casello ferroviario fu acquistato dopo la seconda guerra mondiale e trasformato in una "Rotonda sul Mare". Per tutti gli anni '50 e '60 il locale è stato un punto di ritrovo delle estati.
A inizio anni '70 gli attuali proprietari rilevarono l'attività dedicandosi principalmente all'attività di ristorazione che ne ha fatto uno dei più conosciuti ristoranti della zona.
Adesso dopo oltre 45 anni di attività la famiglia ha deciso di intraprendere una nuova avventura, solcare nuovi mari, avviando una nuova struttura ricettiva, ma mantenendo la tradizione che da sempre ha contraddistinto il luogo.
Sara è pronta ad accogliervi, aiutarvi e a consigliarvi per le vostre avventure in questa terra che chiamiamo Liguria.
Tanti tanti anni fa, quando le coste erano scarsamente popolate e le famiglie si riunivano per formare qua e là piccoli villaggi, in un punto della costa baciata dal sole e accarezzata dal mare, in una insenatura circondata da eriche e profumata dai pini, un gruppo di famiglie di pescatori, formò un piccolo villaggio eleggendolo a propria dimora.
TRIGOSO amava RIVA, una brava e bella finaciulla della lunghe trecce che sembravano d'oro. I due giovani si erano giurati eterno amore ed avevano deciso di formare una nuova famiglia.
In questo villaggio la gente costruiva nuove case, lavorava, pescava e viveva felice. In una modesta casetta pi pescatori viveva TRIGOSO, un giovane bruno, alto e bello come il sole.
Finalmente il giorno delle nozze. il corteo si snodava lungo le piccole strade e si stava dirigendo verso la chiesetta per la celebrazione del rito nuziale, quando dalla marina giunsero laceranti grida:
I pirati! I pirati! Scappate! Stanno arrivando i pirati! Scappate! Scappate!
Dal mare infatti alcune navi corsare costeggiando non viste, erano giunte sulla spiaggia. Il piccolo villaggio, preso di sorpresa fu invaso e saccheggiato, le case bruciate, gli uomini catturati, uccisi e le donne piu' belle rapite.
TRIGOSO nel tentativo di difendere la sua RIVA fu colpito da una mazzata e cadde al suolo privo di sensi.
RIVA, la bella fanciulla dalle trecce d'oro fu trascinata sulla spiaggia e quindi imbarcata sulla più grande delle navi corsare.
Nel frattempo, i pirati, presi da una sfrenata euforia distruggevano, uccidevano, rubavano e bruciavano. Quando il villaggio fu completamente distrutto e deserto, i pirati ubriachi e carichi di bottino, fecero ritorno sulle loro navi. TRIGOSO miracolosamente illeso, rinvenne proprio mentre le navi corsare stavano per salpare.
Subito comprese quanto era successo e fuori di se' dal dolore corse sul dirupo che s'affacciava sul mare, gridando e invocando la sua adorata RIVA.
Non appena lo scorsero, dalle navi partì una nutrita scarica di frecce. TRIGOSO, colpito in pieno petto, con le mani protese in avanti, quasi volesse raggiungere la sua amata, precipitò lungo il dirupo nella sottostante piccola nicchia baciata dal mare e, fra quei ciotoli d'argento, mormorando un nome, spirò.
RIVA, impotente assistette da bordo della nave a tutta la scena e per un momento rimase come impietrita.
Ad un tratto, sconvolta dal grande dolore si scagliò urlando contro il Capitano Corsaro, graffiandogli gli occhi e il viso. Questi accecato dal sangue e dall'ira estrasse dalla cintura il suo pugnale e la colpì ripetutamente al ventre.
La fanciulla si irrigidì un attimo sbarrando gli occhi e cadde rotolando sulla tolda della nave.
Alcuni pirati la presero, avvolta ne suo bianco vestito da sposa e la buttarono in mare.
In quel punto l'acqua si tinse di vermiglio.
Improvvisamente una misteriosa e grande ondata sollevò la nave facendola sbandare paurosamente e fu in quel momento che alcuni forzieri carichi d'oro e di preziosi posti in coperta scivolarono e furono inghiottiti dalle acque.
Vani furono i tentativi dei pirati per individuare e recuperare il tesoro. Il punto non fu mai esattamente localizzato.
Dopo tre giorni le navi corsare salparono dirigendo le prore verso l'oriente lontano. Il sole volgeva al tramonto.
Durante la notte gli Angeli del cielo discesero dove RIVA era morta e deposero in quel punto un grande scoglio a forma di campana, perche' le genti ricordassero RIVA per sempre.
Nello stesso istante nella nicchia dove morì TRIGOSO, i ciotoli d'argento iniziarono, rotolando, un dolce canto d'amore.
Passarono molti altri tramonti e moltissimi anni. I pirati non tornarono mai piu'.
Il villaggio prosperò e si ingrandì. La nicchia dove era caduto TRIGOSO diventò la Nicchia della Amore e i ciotoli d'argento da quel giorno fatale non smisero piu' di cantare.
La baia dove gli angeli avevano posato lo scoglio in memoria della fanciulla dalle trecce d'oro e dove i corsari perdettero il tesoro, venne chiamata col nome di BAIA D'ORO.
Il villaggio per volontà del popolo prese un nome, un nome che ricordava un grande amore; un nome che ricordava l'antica storia di un glorioso villaggio marinaro, un nome per ricordare la storia:
Se dovessimo prestar fede ad una leggenda non si potrebbe fare a meno di considerare la Ripa (questo era il priimo nome di Riva) nata dall'incanto di un giuoco di acque. Infatti in origine, il mare si insinuava fra Santo Stefano e S. Margherita, fra Casarza e Trigoso, circondava i monti Castello, Bardi e Pagano ed occupava l'attuale costa rivana.
Col passar del tempo l'azione delle acque del torrente Petronio e Gromolo, unite a quella del mare completò l'interramento creando una morbida calanca sulla quale doveva emettere il primo vagito la bella cittadina.
Dopo il 1000, quando i sestresi indirizzarono all RIPA il corso del Petronio, probabilmente, sulla spiaggia, trovarono qualche rozzo "legno" di pescatori che vivevano arroccatti a Zenestra ed a Tregosa e che avevano ancora negli occhi e nel cuore le ansie ed amare esperienze per aver avuto la sventura di assistere all'opera distruttrice iniziata dal longobardo Rotaru (641) e proseguita, dall'800 al 1000, dai Saraceni.
I Saraceni, profittando dell'anarchia che regnava in Italia e del conseguente stato di debolezza in cui si trovava, avevano invaso la zona predando uomini, donne e bambini per vederli come schiavi.
In seguito pirati e corsari trovarono comodo approdo sulla disabitata spiaggia per dare l'assalto a Tregosa, Zenestra, Sara e S.Bartolomeo.
Mugahid, Dragut, Morat Rays ed Amurat Bey sono i nomi dei capi di coloro che oltre a lascire fuoco, lutti e miseria, impedivano l'inizio del processo di sviluppo urbanistico sull'arenile rivano.
Solo quando cessò l'incubo degli sbarchi e dei saccheggi e la RIPA (già feudo dei Doria) divenne … RIVA di pacifici approdi, quei di Zenestra e tregosa, non tardarono a costruirvi le prime abitazioni, tra la fine del 1600 ed i primi del 1700.
Ne fa fede una carta topografica dell'epoca tratta da archivi ufficiali, la quale, risolve anche il dilemma se le prime costruzioni hanno posto radice a ponente o a levante del Petronio.
Durante la Repubblica e quindi il regno d'Italia troviamo Riva Ligure compresa tra Ginestra e S.Bartolomeo, nel "terzero di S.Giovanni" della Podesteria di Sestri mentr'invece Trigoso era incluso in quello del "Borgo di Sestri".
Ciò sta a confermare una priorità della Ginestra sulla Riva anziche' di Trigoso come qualcuno crede.
Affermazione garantita da uno scritto che dà la RIPA come antica "posta" (nel senso di agguato) appartenente a Zenestra.
I beni Doria passarono ai Durazzo, ai Brignole ed ai Balbi.
In particolare quest'ultimi diedero un non indifferente incremento al borgo.
La ferrovia abbino il nome di Riva a Trigoso e ciò in virtu' della finalità per la quale vi era stata portata:
disimpegno di comune servizio per le borgate di Riva e Trigoso.
Accertata la geologia, l'etimologia (RIVA significa riva, argine) ed in certo senso oltre alla data di nascita, anche l'entnologia.
Non crediamo di commettere peccato di presunzione e di essere molto lontani dal vero se , lasciandoci guidare dalla fantasia, penetriamo in quelle sei o sette vasette tracciate nell'antico documento per fare conoscenza con i primi abitanti.
Ci sembra di vederli armare uno scafo. Sono arsi dela sole e dalla salsedine. Portano in testa il "gazu" alla fenicia, i fianchi sono avvolti nella fascia a "senta" ed hanno una "valun-na" tirata a mezza gamba.
Impossibile rintracciare i nomi, ma sicuramente erano i progenitori di quei nobili naviganti del casato degli Stagnaro, Lena, Ghio, Zolezzi, Carniglia, Olivieri, Castagnola e Bregante che con onore portarono e portano nel mondo... le capacità della gente di RIVA TRIGOSO.